sempre
leoni e polli sanguinano
se tagli loro la testa
pure i coccodrilli
se gli cavi un dente
un pesce se lo infilzi all’amo
la scimmia se ti cibi del suo cervello
soltanto le zanzare
che sanno essere terribili
se le spiaccichi sul muro
finiscono si per schiattare
ma
le macchie indelebili che lasciano
sono sangue del tuo sangue

Siamo sulla soglie di un vortice, dove tutto finisce in un grande nulla, come in un buco nero che si è aperto al centro del nostro tempo. Come in uno di quei film catastrofici, dove finisci per beccare un asteroide, bello grosso che “sembra un pianeta”, ben diretto sulle nostre case,sui grattacieli, sui mari e sulle storie di ognuno, ohmiodio pure sulle farfalle. Un gioco a perdere che sembra essere un pelo più vicino al destino delle peggiori profezie, come nei libri del fantasy più spinto, dove il mondo si popola di maghi cattivissimi e di stregonerie che girano libere di fare il solito macello, di abbrustolire uomini e pensieri, decretando lo stop. Basta. Non se ne può più …

Fulvio è nel centro del nostro tempo. E’ lui, il mio protagonista ideale. Di giorno vive la storia di tutti. Apre gli occhi al mondo, solita ora del risveglio. Ore 7, non un minuto prima, non uno dopo. Puntuale come la radiosveglia, che neanche più fa il suo dovere. La solita toilette, la doccia veloce, il primo caffè, la marca giusta del dentifricio, poi i vestiti, jeans e felpa e giacca in inverno, t-shirt in estate, i mix al volo di diversità in primavera ed autunno. L’automobile, il parcheggio con gli spiccioli che non sono mai abbastanza, la direzione verso l’ufficio.

Fulvio è la normalità, lo vedi e già ti annoia, mentre scompare nel gioco, tutto alla luce del giorno, uomo di pratiche infinite, lì nel suo cubicolo di impiegato modello, forse un giorno dirigente, forse, chissà.

Di lui seguiremo le piccole stanche gioie, i minuscoli soffi d’amore, la fragranza dell’aria più buona, la storia completa delle passeggiate, del Corso Principale da percorrere più volte in un giorno, i saluti, i sorrisi stanchi, gli sguardi alle ragazze che incontra e che, troppo giovani per lui, sprizzano gioia a mille. Lo accompagneremo nella pratica del suo lavoro, perché lui neanche lo sa, ma è un lavoro importante il suo, che lì, sulla sua scrivania, a ben cercare si possono trovare le soluzioni ai tanto misteri di questa nostra amministrazione pubblica, che è lontana anni luce dal normale incedere dei cittadini. Eh si, qualcosa, con la sua inconsapevole complicità, riusciremo senz’altro a scoprire. Si, cercheremo di ravvivare questa sua storia sonnecchiosa e davvero all’apparenza così poco interessante. Troveremo il giusto clic. Sarà cosa fatta. Promesso.

Però è il momento giusto di svelarvi un piccolo pettegolezzo, c’è questa roba magnifica che voi altri non conoscete ed è questo il vero valore aggiunto nel procedere del nostro eroe, Fulvio ogni sera, alle 22,22 di ogni sera, fredda o calda che sia, afosa e umida e torrida e piovosa e nevosa, il nostro diventa un’altra persona.

Lui è Flint, uno dei pirati più pericolosi, il peggior nemico della normalità di questo tempo, il più pericoloso, il peggio, perfetto e diabolico, terribile e vendicativo, spietato e senza alcun senso di colpa. Ma attenzione, raga, Flint è persona incorruttibile, una vera chicca di questi tempi, una specie di supereroe, il terrore dei nostri mali, lui combatte per farci tutti migliori. É Flint, E mò so cazzi vostri.

Tutti lo sanno, almeno i contadini, che le galline di fatto conservano dentro di loro il gesto di cannibalismo. Si dice sia un fatto nervoso, qualcosa che arriva da un malessere diffuso, una storia pessima, che scatta in certe circostanze, come quando le rinchiudi in una specie di carcere, spazi angusti, difficili da sopportare, una tortura. Quando le metti che devono conquistarsi il cibo, lottare per averlo, contenderlo con le altre galline. Finiscono per trovare una rabbia infinita, un moto contro, niente le ferma. Se la prendono con le altre galline. La cosa riguarda anche gli altri pennuti cosiddetti “da cortile”, tacchini, oche, insomma loro. Comincia una, usa il becco, le zampe unghiate, ogni scelta è adeguata al caso. Colpi micidiali sulle ali, sul corpo, ovunque, soprattutto nella zona anale. Finisce in breve in un mortorio, sempre se non si interviene subito. L’idea è isolare quelle più colpite e distrarre le più arroganti e malvagie. Far presto, prima di vedercela male, che le galline sanno sfoderare gli artigli, se le si tratta male.

Flint arriva nell’atrio di questo ospedale e lo trova stranamente deserto. “Vuoi vedere che è uno scherzo”, pensa ad alta voce nella mente. “Mi stanno prendendo per il culo, un ospedale deserto non si è mai visto”. Invece c’è, esiste, qui, proprio nella terra dove tutto è possibile, perché qui tutti fanno quel che vogliono, tanto nessuno si prende la briga di sollevare lo sguardo e magari un bel bastone. Macché. Protestare però si può, anzi si deve, che così diventa più divertente farli fessi, questi fessi.

Giorno di risultati. Questa volta è rivoluzione, torna l’opposizione ad essere al vertice e quelli di prima vanno dove devono stare, all’opposizione. Si vive di questo, nel gusto di una continua scalata al picco della montagna, da guardare le formiche andare in fila, forse fino ai luoghi dei presidi, “a cantarcela tanto a questi qui, che pensano solo e soltanto a loro”. Dall’alto sembriamo tutti dei minuscoli segni di spunta, siamo poco meno di un insetto, che ha almeno più dignità, che a volte sanno pungere e ribellarsi e colpire, oh se colpiscono. Noi no, siamo inutili, barattiamo consensi per una bugia, siamo polli da batteria, inutili e pericolosi grumi di carne. Scherzi della natura. Oggi, intanto, arrivano i nuovi, che sono gli stessi nuovi e vecchi di ieri, ché sanno ben rinnovarsi, è gente che si trasforma, maghi molto preparati. Già.

Flint gira per le stanze. Niente, tutto svuotato, pulito. Resta solo un antico odore strano, come di medicinale scaduto, alcool denaturato, odor di bende, di piscio, di pannoloni e traverse. Reparto dopo reparto, nessun incontro, neanche un fantasma. Brutta cosa per un pirata in cerca di una ciurma che sia adeguata alla lotta. “E tu la vai a cercare in un ospedale, pure totalmente dismesso?”, gli dice una voce che ha tutta l’intenzione di prenderlo in giro. Flint sembra voler rispondere. “Pensavo fossero incazzati” – dice schifato, strascicando le parole – “Pensavo fossero molto incazzati”. Invece no, sono nelle loro piccole case e nelle tante cose da fare. Non ci saranno negli arrembaggi, caro il nostro pirata, te la devi sbrigare da solo. C’è nebbia nel porto, se vuoi attraccare devi rischiare. A te tocca il rischio. Non comandi portaerei, né navi da crociera, il tuo guscio è difficile da governare, come in un gioco che ti derive, sei a bordo di un scolorito coccobello, facile da governare e difficile da affollarlo, per cavartela ti tocca la rabbia, almeno oggi non ne trovi in giro, forse che poi si vedrà.

la giustizia
quella buona e salutare
è tutta dei vermi
che
mentre odiano la cremazione
sperano in una bella decisione divina
mentre contano i giorni
che
separano dal gran banchetto

(continua, forse)

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