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L’ Annunciazione di Teodoro D’Errico a Montorio nei Frentani – prima parte (di Don Nicola Mattia)

Impostazione iconografica

Secondo i canoni iconografici tradizionali, l’opera è realizzata a forma parabolica sormontata da un rettangolo.

Questa scelta non è casuale ma, come tutto ciò che concerne il culto cristiano ha a che fare con il testo biblico che in Gn 1, 6 parla del firmamento, il quale, nel pensiero ebraico ha la forma di una volta. Scegliendo questa forma si vuole indicare che l’avvenimento si svolge al di sotto della volta celeste ossia sulla terra.

Il rettangolo che sovrasta l’arco e nel quale è iconografato il Padre serve a ricordarci la trascendenza divina, il fatto che Dio abita in cielo (Dt 2, 15 ; 1Re 8, 30 – 49; Is 66,1). E dal cielo guarda a noi (Salmo 80, 15).

Scrive san Clemente alessandrino: “Dio… è al di fuori dello spazio; e, se afferma che il cielo è il suo trono, ciò non significa che egli sia contenuto, ma piuttosto che egli si riposa godendo della sua creazione”.

Un altro meraviglioso simbolo biblico troviamo nell’impostazione della tavola. Possiamo riconoscere nella fattura della tavola un seno femminile ben turgido. Scrive il profeta Isaia parlando della Gerusalemme celeste (66, 11): “ Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno”. San Cirillo di Alessandria afferma che: “… Per essere riempiti dei doni di Dio e saziarsi di ogni contentezza. E’ questo che il Signore promette loro dicendo ‘ affinchè succhiate e vi saziate al seno della sua consolazione’. Poiché una volta ha attribuito un volto di donna alla Nuova Sion, ora si attiene a questo modo di parlare e paragona la consolazione che si ha in Gerusalemme alle mammelle e al latte”.

Nel Nuovo Testamento, il corpus paolino fa spesso riferimento al latte come nutrimento sia per ricordare i primi passi del cristiano nella fede (1 Cor 3,2) sia per rimproverare i cristiani che non vogliono crescere nella fede (Eb 5, 12).

  1. Pietro, nella sua prima lettera (1 Pt 2, 2) dice dei cristiani che: “Come bimbi appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso alla salvezza”. Il latte succhiato dal seno della Gerusalemme nuova e che per i padri della Chiesa, come ad esempio per Clemente di Alessandria, è simbolo del Logos.

Nel sermone per la V domenica dopo Pentecoste, S. Antonio di Padova, afferma:” Considera che le mammelle sono due: l’incarnazione e la passione; la prima fu di consolazione, la seconda di riconciliazione. I penitenti, da poco convertiti, come i lattanti vengono portati alle mammelle per essere consolati con il latte dell’incarnazione, e per essere riconciliati con il sangue che uscì dalla mammella aperta dalla lancia sul monte Calvario, e venir cosi incoraggiati ad affrontare la passione”.

 IL PADRE

In una forma rettangolare, simbolo del finito, si inserisce un fondo oro luminoso simbolo dell’eterno. Con la forma geometrica e la cromazione ci viene annunziato il mistero del Dio infinito che nell’Incarnazione irrompe nel finito.

Attraverso il mistero dell’Incarnazione del Figlio, Dio risponde all’invocazione dell’antico Israele:” Se tu squarciassi i cieli e scendessi”(Is 66,19b). L’infinito nel finito ci fanno comprendere anche l’annuncio importante di Gesù: “Il Regno dei cieli è in mezzo a noi” (cfr Lc 17,21).

I capelli lunghi e bianchi, la barba fluente del Padre sono un segno della saggezza e dell’eternità di Dio (Ap 1, 14).

Le braccia sono aperte, come arreso, inerme di fronte alla libertà dell’adesione umana alla sua volontà. Maria, liberamente e totalmente deve dire il suo SI (S. Bernardo ha pagine stupende sull’argomento).

Qualche piccola notazione ci può guidare alla lettura iconologica della postura delle braccia:

Il braccio destro è tutto coperto dalla larga manica della tunica, il braccio e la mano destra sono il simbolo della giustizia della forza e della sovranità di Dio (Es 15, 16). La potenza di Dio che si esprime nell’azione delle braccia è un simbolo molto ricorrente nei testi biblibci.

Il braccio sinistro parzialmente scoperto è simbolo della misericordia di Dio il quale, come canta la Vergine Madre Maria – Chiesa ogni giorno nel Magnificat,: “Ha spiegato la potenza del suo braccio” (Lc. 1, 51).

Anche le mani hanno un significato:

Se per mezzo del Verbo è avvenuta la creazione, allora il Verbo è raffigurato fin dai primordi dell’arte cristiana con la mano.

Le dita della mano destra del Padre sono piegate verso il basso a indicare il mistero di Dio che nell’incarnazione inizia la sua chenosi.

Le dita della mano sinistra cosi tese e dritte ricordano che la nostra adesione al mistero della misericordi ci portano ad elevarci alle cose del cielo come dice S. Paolo.

Il sermone della domenica IX dopo Pentecoste di s. Antonio spiega con abbondanza di simboli il senso della mano destra e della mano sinistra di Dio in modo particolare del Verbo di Dio e nel sermone per la XII domenica dopo Pentecoste spiega anche il simbolo delle dita.

Interessante notare come il capo del Padre non è circondato dall’aureola ma dal suo mantello rosso che sembra movimentato dal vento; il vento è segno della presenza dello Spirito che soffia come dice il vangelo secondo Giovanni (3,8) e il rosso è simbolo della carità. Cosi in questo riquadro troviamo il volto del Padre, la sua mano ovvero il Verbo e il soffio dello Spirito: tutta la Trinità la cui santità si sperimenta nella carità.

E’ bello vedere come la postura del Padre è tutta piegata verso di noi.

Lo Spirito Santo 

Lo Spirito Santo è raffigurato come colomba già nei racconti biblici e in modo esplicito nelle narrazioni neotestamentarie del battesimo di Gesù (Mt 3,16).

Subito dopo la pace costantiniana, nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma troviamo già la colomba, emblema dello Spirito Santo presente nella raffigurazione dell’annunciazione. Nell’opera presa in esame, la colomba sembra immobile, ferma nell’attesa dell’assenso verginale.

La nube che circonda la colomba è raffigurata luminosa al suo interno e grigia al suo esterno quasi a dire che se si vuole essere illuminati dal mistero di Dio, bisogna entrare in esso. Un testo spirituale molto conosciuto e meditato ai tempi del D’Errico ha per titolo: “La nube della non conoscenza”.

La nube, unitamente all’angelo e alla colonna presenti nell’opera, è certamente rimando al libro del’Esodo, dove la fuga dal faraone e la sua disfatta è garantita al popolo eletto da una nube che è luminosa per gli ebrei e buia per gli egiziani (Es 14,20).

LA COLONNA

Di colore scuro, situato nella penombra della stanza, questo elemento potrebbe sfuggire a uno sguardo frettoloso eppure questa colonna occupa il centro della scena e se si colloca l’opera nel suo contesto originale (un altare cosiddetto a muro), scopriremmo che a fondamento di questa colonna c’ è il tabernacolo; la colonna è simbolo della chiesa come dice l’autore della prima lettera a Timoteo (3,5) La colonna che poggia sul tabernacolo è simbolo della “Ecclesia de Eucharistia” (Giovanni Paolo II).

La colonna è un simbolo cosmico (ex. Salmo 75,4 che parla delle colonne della terra oppure in Gb 26, 11 Dio scuote le colonne della Terra) e in questo contesto iconografico rimandano all’attesa messianica di tutto il creato come dice S. Paolo (Rm 8, 19).

Nella IV Lode alla Vergine, San Bernardo implora la Vergine Annunziata a dare il suo assenso e dice :” …Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende..”.

Nel Libro dell’Esodo, la colonna è simbolo dell’assistenza di Dio al suo popolo durante il passaggio del Mar Rosso e nel cammino del deserto Es 13, 21 – 22.

L’autore, in modo discreto, fa scendere dall’alto un raggio che entra nella nube, la illumina e ne fuoriesce verso la Vergine e posandosi sul volto di lei, si riflette per tutta la scena. Cosi, una semplice linea luminosa, ci racconta che colui che “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”, per opera dello Spirito Santo sta per incarnarsi nel grembo di Maria è: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”, egli è la “Luce del mondo” (Gv 8, 12).

Nel vangelo apocrifo dello pseudo Matteo, l’angelo nel salutare la Vergine, le dice: “Ecco dal cielo verrà la luce e abiterà in te e, per mezzo tuo, risplenderà in tutto il mondo”.