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Per Tratturi e transumanze nelle antiche terre fra il Molise e la Capitanata (di Giuseppe Zio)

Se vi capita di avere un po’ di tempo e perdervi in quello spazio straordinario fra Montenero di Bisaccia, Guglionesi e San Martino in Pensilis, fino ad arrivare a Chieuti e Serracapriola vi imbatterete in un territorio bellissimo e ricchissimo di natura e storia. Per molti secoli, nel medioevo, due grandi vie tratturali, Il tratturo del Re, il L’aquila Foggia e il Centurelle- Montesecco hanno visto attraversare greggi, pellegrini ed eserciti che si fermavano spesso a bivaccare attorno alle chiese e alle ville lungo il Biferno, ma anche tra il Saccione e il Sapestra. Qui vi erano tanti monasteri benedettini, quasi tutti dedicati alla Madonna e molte chiese che fungevano anche da bivacco per gli armenti che venivano dai monti Abruzzesi. I bivacchi erano obbligatori per rispettare i tempi che la potente Dogana delle Apulie, l’organo fiscale, amministrativo e giudiziario che, sotto l’autorità di un doganiere plenipotenziario del Re e del governo centrale, dettava ai pastori e ai loro armenti. Dal 1443, con le disposizioni del Re Alfonso d’Aragona furono tassative. Il 30 agosto il Doganiere doveva trasferirsi a Lanciano nella importante fiera per vigilarne lo svolgimento. Ai pastori locali era categoricamente inibito di iniziare la transumanza dall’Abruzzo se non dopo il 15 Settembre e di oltrepassare il fiume Biferno se non dopo il 15 Ottobre. Già questo ha implicato che molte Chiese fossero, nel tempo, allocate nei pressi di questo fiume. Nel territorio di San Martino, nei pressi del Biferno esistevano chiese come quella di Santa Colomba e di San Biagio, quest’ultimo, non a caso, protettore della gola ma anche dei cardatori di lana, figure professionali al seguito dei grandi greggi che intraprendevano il viaggio verso la Capitanata. Nel Territorio Basso molisano e in particolare fra Ururi, San Martino e Campomarino vi era una vera e propria serie di campi di sosta prima, di arrivare a varcare il Saccione e, in particolare, proprio sul Montesecco, dove i due grandi Tratturi si ricongiungevano. Il 20 Ottobre il Doganiere doveva trovarsi a Serracapriola per ricevere gli elenchi dei pastori e dei Locati che facevano professione dei loro greggi e qui venivano assegnati gli erbaggi delle varie località e l’operazione andava avanti fino al giorno di Santa Caterina, il 25 Novembre. A Serracapriola, se vi capita di andarci, vi troverete di fronte ad un bellissimo e imponente stradone principale, ora diventato un viale straordinario a tre corsie, ed era lì, alla fine, nel Mastio messo a custodia di quel posto, che avveniva questa operazione. Se attraversate questo territorio con gli occhi di un moderno transumante vi accorgerete come e perché strutture, palazzi, vie e chiese siano messe in punti precisi e funzionali a queste operazioni. Il Doganiere qui, all’entrata del Gargano e della Capitanata, sapeva già quanto bestiame e quante greggi e armenti erano entrati nelle Apulie e di questo informava attraverso un Diario, una relazione, alla Camera della Sommaria. Tutti i pastori diventavano, in quel periodo Sudditi della Dogana e godevano di cospicui privilegi tra i quali quello di poter viaggiare con le armi; di pagare solo un equilibrato indennizzo e senza l’ulteriore sanzione ed erano poi favoriti dal divieto imposto ai massari di campo, di seminare per lo spazio di un miglio ai lati e di mezzo miglio sulla “parte postica” della localizzazione. E inoltre solo loro potevano vendere alla Fiera di Foggia lane, animali e altri prodotti dei pastori transumanti. ma malgrado ciò il Tribunale della Dogana, competente a giudicare in ossequi al principio delle prammatiche sui numerosi casi che si ponevano in essere ad ogni transumanza. Se si va all’Archivio storico di Foggia, si è sommersi da moltissime cause fra proprietari di greggi e proprietari di terre. Insomma la convivenza fu secolare ma spesso non pacifica.