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Accendere i riflettori sulla cultura, ora e sempre (di Antonella Presutti)

E’una battaglia complessa quella che stiamo combattendo, dalla quale non sappiamo con esattezza quando usciremo, con quali nuovi equilibri sociali, economici, culturali: nel quadro complessivo di incertezza, due elementi sembrano inconfutabili, se guardiamo al futuro, l’impatto della recessione sulla società, la difficoltà a recuperare una dimensione mentale di normalità. Dalla Cina arriva, in questi giorni, una notizia drammaticamente singolare, per quanto comprensibile: è aumentato esponenzialmente il numero dei suicidi, non durante il periodo della quarantena, ma non appena si è aperta la strada a un fragile ritorno alla normalità. Gli strumenti, gli anticorpi che ci appartenevano nella quotidianità sono ormai saltati e riprendere gradualmente, dopo una fase di mutamento, per così dire, “antropologico”, la vita di sempre, non è certo un processo meccanico. Tutto questo conferma quanto siano importanti quegli elementi che normalmente sembrano accessori e che, forse, oggi lo sono, ma che svolgeranno presto un ruolo determinante. Non basterà, dunque, ricominciare a uscire di casa, sarà importante capire come occuperemo gli spazi comuni e li vivremo, se fuori, in questo mondo, in queste città meravigliosamente recuperate alla loro discrezione, ci sarà qualcosa a accoglierci che allevierà le ferite del nostro animo.

La cultura svolge in questo senso un ruolo determinante: lo sta interpretando egregiamente ora, invitandoci a attraversare iniziative, appuntamenti, interviste a grandi personaggi del panorama culturale, accompagnandoci nei teatri, nelle gallerie d’arte, nei musei con viaggi virtuali di estrema intensità; l’interpreterà quando l’emergenza sarà in fase di soluzione, aiutandoci a rientrare in un mondo in cui ci sentiremo meno disorientati se, a aspettarci, saranno il cinema, i teatri, gli auditorium con le loro proposte.

Dunque accendere i riflettori sulla cultura ora e sempre, nella consapevolezza che esiste un benessere interiore non meno importante, come ricordava Goethe, di quello fisico e a esso strettamente correlato. Accendere i riflettori sulla cultura perché sarà la stampella alla quale potremo appoggiarci subito e affidarci nel tempo. In questa logica la Fondazione Molise cultura sta lavorando alla sua programmazione e riprogrammazione; programmazione di nuovi appuntamenti, riprogrammazione di quelli previsti e rimandati e lo sta facendo, per l’appunto, non in una logica puramente “meccanica”, ma con occhio attento e prospettico. Intendo dire che il nostro lavoro non consiste in un semplice cambiamento di date e in un procastinare ciò che oggi non può andare in scena in teatro, all’auditorium della Gil, negli spazi espositivi, ma pensare come quella programmazione, nata in un contesto e con certezze ben diverse, possa trovare accoglimento nel pubblico che ci sostiene da sempre o che potenzialmente si avvicina alle nostre attività.

Immaginiamo e ci auguriamo che i nostri spazi, gli spazi d’arte e di cultura in tutta Italia possano riaprire in autunno, forse ancora con restrizioni e limitazioni, dato che non è irrilevante all’atto della declinazione del programma. Sarà il momento in cui ripartiremo dal teatro e da una stagione 2019/2020 interrotta a metà, quando stava incontrando il gradimento particolare del pubblico, per la sua poliedricità e ricchezza di proposta. La scelta degli spettacoli inseriti nel cartellone è stata dettata da un’accurata valutazione dei gusti dei nostri abbonati e dei nostri spettatori, nella logica di contemperarli e di percorrere strade meno battute. Dunque è nostro impegno riprogrammare gli spettacoli non andati in scena, lì dove possibile, sia per coerenza con una sorta di patto stabilito con il nostro pubblico e con le sue scelte, sia per un atto di “lealtà” nei confronti delle compagnie teatrali, che stanno vivendo giorni, mesi di immensa difficoltà. I cinque spettacoli costituiranno un primo blocco della stagione 2020/2021 alla quale si aggiungeranno nuovi appuntamenti, per creare un insieme di proposte coerenti e variegate allo stesso tempo. Soprattutto la nostra sfida è quella di chiudere quanto prima la programmazione del teatro Savoia per il 2020/2021 così da lanciare con largo anticipo la campagna abbonamenti, consentendo al pubblico di conoscere le proposte e valutarle in tempi distesi. Ma riteniamo importante anche dare un segnale di vicinanza e di prospettiva in un periodo in cui non tutto, forse, sarà tornato alla normalità, per creare una proiezione mentale verso nuovi, positivi orizzonti.

Ma l’autunno ci porterà anche Sonika Poietika e Poietika Art festival cresciuta esponenzialmente negli anni e impostasi all’attenzione, tanto da essere inserita tra i festival di maggiore interesse nazionale. Teniamo ai traguardi importanti conquistati, teniamo al focus su Poietika, perché i successi raggiunti non sono solo il frutto del lavoro di un team coeso, del direttore artistico Valentino Campo, ma della partecipazione e del sostegno convinto dato da tutti colore che hanno frequentato i nostri appuntamenti e che hanno vissuto il nostro Art festival come un’occasione di incontro e confronto. Poietika e Sonika sono diventati un’importante opportunità per portare davvero il Molise fuori dal Molise e il mondo nel nostro territorio. Il tema di quest’anno, come era stato già preannunciato, è legato al sud, non solo il sud d’Italia, ma il sud del mondo, posto che esiste anche un sud del nord, con un’attenzione particolare rivolta a tutto quello che il sud è stato in grado di dire, di creare e di produrre nei secoli, con uno sguardo tanto alle criticità, quanto ai punti di forza. Poietika e Sonika Poietika costituiranno un blocco unico e in continuità, elemento che esalterà ancora di più la compresenza delle diverse arti e voci provenienti da ogni parte del mondo. Il dato innovativo dell’edizione 2020 è il rapporto di collaborazione e di sinergia stabilito con la Fondazione Banco di Napoli, grazie al quale e con il quale porteremo Poietika in Campania e Abruzzo, in luoghi emblematici della cultura, declinando il programma in chiave territoriale e transregionale.

Torneranno anche le mostre, con un occhio particolare rivolto agli artisti della nostra terra, in una successione di appuntamenti che avranno anche il compito, in alcuni circostanze e grazie a importanti collaborazioni, di veicolare le mostre stesse in altre regioni, in uno scambio di rapporti e in una rete di relazioni indispensabili per ampliare di più gli orizzonti di riferimento. Il tutto in attesa della grande esposizione che ci accoglierà nel 2021 e di splendide iniziative che racconteranno il Molise, dal punto di vista paesaggistico e delle tradizioni, attraverso gli scatti di due tra i più grandi fotografi del panorama mondiale.

E poi il cinema, con l’attesa e amatissima rassegna del noir “Kiss me deadly” e con altri film a tema legati alle mostre e a Poietika.

Ma, in questo momento, nonostante l’intensa attività di programmazione, l’attenzione non può non essere rivolta alla situazione nazionale complessiva e a quella del comporto della cultura, in grave sofferenza; l’attività della Fondazione Molise Cultura non è, infatti, avulsa dal quadro di riferimento del sistema Paese, né i singoli tasselli delle iniziative progettate possono sostenersi in assenza di un palinsesto. Il mondo dell’impresa cultura, che impiega al suo interno centinaia di migliaia di persone, è oggi in sofferenza e in prospettiva potrebbe essere compromessa la sopravvivenza di compagnie, agenzie, spazi espositivi, orchestre, che sono l’essenza della grande tradizione culturale dell’Italia.

L’ipotesi messa in campo da Pierluigi Battista sul Corriere della Sera e rilanciata da Federculture, incentrata sulla costituzione di un Fondo Nazionale per la Cultura, parte dall’idea di un sostegno economico allargato e partecipato garantito dallo Stato, in grado di dare ossigeno al comparto, soprattutto in questa fase, in cui la crisi di liquidità mette in dubbio, di fatto, la persistenza nel tempo di molte realtà e impedisce la ripresa in termini di produzione.

Certamente sarà indispensabile ripensare radicalmente, almeno in una fase iniziale, anche le modalità di diffusione e fruizione di mostre, spettacoli, concerti, festival, affidandosi a piattaforme e circolazione in rete, non solo come già avviene, ovvero attraverso la riproposizione di lavori, iniziative e appuntamenti, ma immaginando produzioni e programmi pensati per essere veicolati attraverso percorsi alternativi. Un’idea del genere sui lunghi tempi potrebbe integrare la proposta tradizionale e le modalità di fruizione della cultura, affiancando all’opportunità di portare le persone nei teatri, negli auditorium, nei cinema, quella di condurre il teatro, le mostre, i concerti, gli incontri letterari dai luoghi tradizionalmente deputati, al pubblico, in un percorso duplice in entrata e in uscita.

C’è molto da lavorare e molto da condividere, mai come in questo momento e mai come ora è necessario che la cultura, che ha dato tanto in termini di civiltà al mondo, riceva respiro, forza, sostegno da tutti coloro che credono nella sua irrinunciabilità.

Torneremo a incontrarci nei nostri spazi, a condividere momenti meravigliosi, a emozionarci e crescere insieme. L’impegno è di ognuno di noi e di tutti noi.