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La poesia è un farmaco, dà conforto e consolazione (di Alessandra Potena)

«Il Molise non è una regione, è una vitamina, la vitamina M». Lessi queste parole lo scorso gennaio, sul Corriere della Sera. Rimasi sorpresa, mai avrei immaginato che qualcuno potesse avere così tanta considerazione di noi. Dopodiché lessi anche l’autore dell’articolo: Franco Arminio. A quel punto non ebbi più dubbi, perché per capire la nostra terra non devi essere soltanto amante della cultura, devi essere un animo sensibile, e Franco Arminio lo è.

Scrittore, poeta, regista e “paesologo” della provincia di Avellino, è da anni impegnato a salvare i piccoli paesi, a cui è tanto legato. Sono due le cose che mi hanno colpito: il fatto che i suoi incontri non vengano quasi mai organizzati nelle librerie o nelle città bensì nei paesi ed il fatto che è lui stesso a vendere i suoi libri, durante gli incontri, le presentazioni o attraverso il baratto. Avete letto bene, il baratto. Che sia un regalo, un prodotto enogastronomico, in cambio manda il suo libro. Questa, per me, è una cosa bella probabilmente perché talmente inusuale che la trovo genuina. E, in questa vita, secondo me, abbiamo tanto bisogno di genuinità.

In questo momento credo si trovi al posto giusto: San Giovanni in Galdo. Un piccolo borgo con poche anime che sta cercando di valorizzarsi attraverso un’iniziativa meravigliosa: i soggiorni gratuiti. Arminio è qui per presentare il suo ultimo libro “La cura dello sguardo” ed io, sono qui per ascoltare le sue parole.

Alle mie spalle l’anfiteatro e, con il classico frinito estivo delle cicale in sottofondo, ho il piacere di intervistare lo scrittore.

Il 22 luglio è uscito il suo ultimo libro “La cura dello sguardo” che sta riscuotendo un grandissimo successo. Mi piacerebbe sapere il perché di questo titolo

“Io ho sempre parlato molto dell’importanza del guardare. Guardare e camminare mi sembrano i gesti umani più preziosi. Questo libro riprende questa mia attenzione al guardare e guardare il mondo esterno nell’idea che quest’ultimo possa essere una farmacia. Un’intensa osservazione del paesaggio riattiva i nostri sensi: questa è la mia idea di fondo. In questo libro quindi sviluppo in vari modi questa idea”.

Si auto-definisce “paesologo”. Che significa?

“La paesologia è una forma di attenzione ai paesi. Io vivo in un piccolo paese e, negli anni, ho visto perdere gli abitanti. Ho preso una sorta di impegno morale con me stesso, con il mio paese, con tutti i paesi per fare qualcosa per evitare che i paesi muoiano. Devo dire che sono abbastanza ottimista: credo che il peggio sia alle nostre spalle e che i paesi non siano affatto destinati a morire”.

A proposito dell’importanza dei paesi, San Giovanni in Galdo ha lanciato un’iniziativa lodevole che sta andando bene. Cosa ne pensa?

“Molto bene. È una cosa che ho sollecitato molte volte ai sindaci, ai paesi e alle persone. Sono molto contento che qui si sia realizzata. Io penso che non sia affatto un gesto di svendita, è un gesto di generosità. Penso che ad oggi i veri intellettuali siano i generosi e questa iniziativa è per me molto intelligente, spero venga allargata e adottata anche da altri paesi”.

Quale messaggio potrebbe mandare alle persone, soprattutto ai giovani, che decidono di andare via dai propri paesi?

“C’è una sorta di percezione del paese come un luogo senza possibilità. In parte è vero però io dico: tornate al sud, tornate in Molise. Sembra un gesto velleitario ma secondo me in qualche caso ha più senso guadagnare mille euro in Molise che duemila euro a Milano. Quindi, se uno ce la fa ad avere una vita dignitosa, qui accende la vita, altrove al massimo tira avanti la sua vita”.

Un’ultima cosa…In questo periodo così strano, probabilmente di stallo, come pensa che la poesia o più in generale la lettura possa aiutarci?

“La poesia è vicina alle questioni della vita: l’amore, il dolore, la morte. Svolge un lavoro che la politica non può svolgere e che prima era svolto dalla religione e che adesso fa un po’ meno. La poesia, secondo me, può essere anche un momento di conforto, di consolazione. Leggere poesia è come prendere un farmaco e, la cura dello sguardo, è anche la poesia”.

L’auspicio è che, prima o poi, tutti vogliano assumere un po’ di vitamina M.