Il più impervio degli illeciti è la multiversalità, perché barrica ogni singolo essere umano nell’incaglio delle ristrettezze del cuore e promuove le condotte a sostegno della disunità.

Se quel tendere verso-uno, universo, invece, è scelta ed intenzione, ogni singola azione diventa un poderoso grimaldello per il disarmo e, dissodando ciò che è in potenza, fa brillare ogni singola persona secondo la propria unicità. “I fiori del ciliegio, del pesco e del susino selvatico hanno ognuno le proprie qualità […] senza cambiare le proprie caratteristiche” (Nichiren Daishonin): il ciliegio, infatti, fiorisce come un ciliegio. Si dovrebbe vivere così, secondo la propria natura e restando fedeli a ciò che si è, dal momento che ogni singolo essere umano è meritevole di rispetto. Si narra una storia, nel Sutra del Loto, quella della pioggia dall’unico aroma, che bagna foreste, prati, cespugli ed erbe mediche e, nutrendo ciascuna pianta secondo i suoi bisogni, consente ad ogni seme di germogliare e svilupparsi secondo la sua meravigliosa eccezionalità. La pioggia è il desiderio insito nell’essere umano, dal tempo senza inizio, di condurre tutti gli esseri umani alla felicità creando valore in ogni incontro.

E allora io ti custodisco, ho cura di te, mi faccio custode della tua bellezza e scelgo di vivere con lo spirito del successore, appassionata e certa della tua umanità seppure fosse celata. Successore, sostenitore o seguace? È il successore che ha il coraggio del pioniere in prima linea e, al contrario dei seguaci e dei sostenitori, non vive al riparo dalla vera lotta, tesse l’umano sogno, condivide il desiderio di bene e dice io ho fiducia nelle tue capacità.

Daisaku Ikeda dice: “un’autentica persona capace fa crescere persone capaci”.

“Sono convinto che abbiamo una moltitudine di persone capaci. Ciascuna è come un diamante grezzo che deve essere sgrossato ed intagliato. E solo i diamanti intagliano gli altri diamanti. Ecco perché dovremmo dedicare ogni oncia del nostro essere a questo obiettivo”[1].

Dedicare, sì, offrire (dal giapponese Ki-sha, letteralmente “gettare via con gioia”) nel senso di liberazione dagli impedimenti del cuore.

E allora anche la parola che nasce in gola diventa una scelta illuminata, attenta a creare piuttosto che a sollevare disarmonia… e così quella magica sospensione fatta di prudenza (saggezza e previdenza) diventa finalmente insorgenza di autenticità.

Ho ascoltato il riso di un corvo, nei pressi di Yanaka. E parlava più di tanti proclami, sapete? L’anno che verrà, diceva, sarà un foglio di carta di riso, vertigine di bellezza”

“Demone della guerra, tu che balli sui corpi senza vita, ti sconfiggerà una
foglia che cade, l’acqua che scorre, il frullo di un passero. Lo sguardo verso il cielo di un cedro rosso”

Igort-Tokyo. Dicembre 2015

[1] D. Ikeda, La nuova rivoluzione umana, vol. II, Esperia, p.119

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