Mette i brividi risentire la voce di Nando Martellini che trasmette dallo stadio Azteca di Città del Messico. È il 17 giugno del 1970 e, sotto un cielo fitto di nuvole, Italia e Germania disputano la partita di semifinale del Campionato del Mondo. L’Italia non aveva certo brillato nel girone eliminatoria ma avevano iniziato a dare segni di una buona ripresa battendo per 4-1 il Messico nei quarti di finale. I tedeschi, invece, si presentavano sulla carta più forti, avendo vinto a pieni voti il girone eliminatorio e battuto 3-2 ai supplementari i campioni del mondo uscenti dell’Inghilterra. Italia – Germania è stata definita la partita del secolo, quello scorso, e mai definizione fu più appropriata. L’intensità della gara, un match mozzafiato, l’alternarsi di emozioni, il rovesciamento continuo di fronte e il finale al cardiopalma, sono le prove evidenti di una partita che rimarrà per sempre nella storia del Calcio mondiale.

Al 5′ del secondo tempo supplementare, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Müller con un colpo di testa mette il pallone alle spalle di Albertosi. È il 3-3. Arriva così una doccia fredda sugli italiani dopo una partita aperta all’ 8′ da un goal di Boninsegna e pareggiata al 90′ da Shnellinger, quando ormai l’Italia si preparava a far festa. Tutto da rifare. Sono proprio i tempi supplementari, col loro alternarsi di goal, a iscrivere questa partita nell’olimpo calcistico. Al 94′ va in rete Müller, al 98′ per l’Italia Burnich, al minuto 104 l’Italia ripassa in vantaggio con Riva, poi la doccia fredda di Müller che riporta il risultato sul tre pari. È il 5′ minuto del secondo tempo supplementare quando Rivera , quasi scansandosi, vede il pallone insaccarsi tra il palo e la propria figura. In quel momento il cuore di milioni di Italiani, che stanno seguendo la partita nel cuore della notte per via del fuso orario (in Italia sono quasi le 2 del mattino), sprofonda al centro della Terra. Ma è solo un attimo, prima che tutti i cuori risalgano in un tripudio di braccia levate al cielo. Il tempo di rimettere la palla al centro. Il pallone passa da De Sisti a Facchetti che lancia la sfera a Boninsegna che scatta e con una piroetta lascia sul posto Shultz. Il pallone a raso d’erba taglia in diagonale l’area di rigore dove arriva Rivera con la sua corsa elegante e batte dopo una finta magistrale che manda Sepp Maier da una parte e il pallone d’altra. Reteeeeeee! L’urlo di Nando Martellini arriva in cielo e dal cielo fino in Italia dove la gente fa volare in aria ogni cosa, fazzoletti e piatti come fosse capodanno e poi a fine partita, quando le 2 della notte sono passate, si riversa in strada per una festa indescrivibile. Occorreranno altri dodici anni per rivedere quelle scene di tripudio, caroselli, lacrime e bandiere. Dodici anni dopo, esattamente l’11 luglio 1982, quando al Santiago Bernabèu di Madrid l’Italia batte la Germania (ancora una volta!) per 3-1 in finale. “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo”, grida Nando Martellini appena l’arbitro Cohelo afferra il pallone e lo alza al cielo per decretare la fine della partita. È’ un urlo che idealmente si collega a quello della notte dell’Azteca in Messico, quello di Italia – Germania 4-3, una partita meravigliosa, eroica, epica. In finale, nel ’70 in Messico, l’Italia perse 4-1 contro i marziani, il Brasile di Pelè, ma l’impresa che resterà scritta per sempre nel cuore di milioni di italiani e di molte generazioni era stata già compiuta.