Due premi Oscar, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici Nastri d’argento, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera e un Polar Music Prize. Ha venduto inoltre più di 70 milioni di dischi. Sono oltre 500 i film di cui ha firmato la colonna sonora. Oltre 60 di quelli che portano la sua firma hanno vinto riconoscimenti mondiali. Potremmo ricordarlo così il maestro Ennio Morricone. In realtà quando diciamo il suo nome, in maniera del tutto involontaria e per riflesso, parte nella nostra mente il motivetto di una delle sue composizioni, che sono state almeno per una volta le colonne sonore della nostra vita. Stamattina ad esempio, nello stesso istante in cui apprendevo la notizia, iniziava a suonarmi nella testa il primo violino di “Debora’s theme”, di “c’era una volta a Hollywood”.

In questo modo quasi svaniscono tutti quei riconoscimenti, diventano soltanto soprammobili, non bastano più a circoscrivere la grandezza di un singolo uomo.

Quando si è di fronte al maestro Morricone li si danno per scontati tutti i premi collezionati nella sua carriera, seppur importanti, seppur numerosi.

Ennio Morricone nasce a Roma nel 1928 e già poco più di vent’anni più tardi comincia le collaborazioni con Paul Anka e Chet Baker, mentre in Italia nei primi anni ’60 arrangia alcune fra le più belle canzoni della musica leggera, una fra tutte ‘se telefonando’ di Mina. Il suo amore incondizionato per la musica lo costringe ad accantonare un altro futuro d’oro, quello del calcio. Giocava nelle giovanili della Roma ed anche lì pare esprimesse un innato talento. Ma il suo destino chiedeva altro, comincia così il suo ingresso nell’olimpo, lavorando con alcuni fra i più importanti artisti del secolo. E nel ’64 anche l’ingresso trionfale nel mondo cinematografico. In realtà scriveva colonne sonore già dal ’55, ma sarà l’amicizia con un suo compagno di scuola che gli inizierà a fargli valere le lodi mondiali. Questo compagno di scuola era Sergio Leone, il film “Per un pugno di dollari”, con cui l’anno successivo vincerà il suo primo nastro d’argento. Con Leone nascerà un sodalizio artistico, il maestro firmerà praticamente i motivi di ogni sua pellicola. Nello stesso periodo un altro sodalizio artistico tutto italiano, quello con Bernardo Bertolucci.

Nel ’79 arriverà la sua prima nomination agli oscar per la colonna de “i giorni del cielo”, poi la seconda nell’87, la terza l’anno successivo. Poi ancora nel 92 e nel 2001, senza mai riuscire a vincere l’ambito premio. Il premio lo vincerà soltanto nel 2007, all’età di 79, quando verrà insignito dall’academy del premio alla carriera. Ma non sarà l’unico oscar. Nel 2016 infatti, arriva finalmente il premio alla miglior colonna sonora per The Hateful Eight, di Quentin Tarantino, quando di anni ne avrà 88. Questo a significare la straordinaria vitalità artistica, mai essiccatasi, di un artista che ci avrebbe regalato le sue intuizioni fino al momento del suo ‘passaggio’.

In genere, al momento degli encomi funebri di un artista, si tende spesso a romanzarne la grandezza, ma quasi sempre l’esercizio si trasforma in retorica. Non sarò retorico, invece, se per questa volta mi abbandono al romantico, nel dire che oggi ci lascia il più grande artista internazionale che il mondo unanimemente ci riconosceva.
Ciao Maestro.