L’icona nell’esperienza cristiana chiede al credente, attraverso i materiali, di intraprendere un cammino che va dal visibile all’invisibile, dal materiale allo spirituale.

L’icona cristiana è una teologia dello sguardo, una finestra spalancata sul mistero.

Ogni icona è una “Veronica” (vera icona).

L’icona che ci sta guardando, appartiene al ciclo delle icone temporali e rimanda al tempo liturgico del Natale che ci evangelizza sul mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio.

Il fondo in oro annuncia la Gloria di Dio, il suo Regno, il Paradiso e così l’evento terreno dell’Incarnazione e il mistero della Madre e del Battista vengono elevati al cielo; l’immanente si fa trascendenza che suscita il desiderio di stare dove tutto si compie.

Il nimbo dei tre personaggi è fatto dello stesso oro del cielo: come l’artista grattando e bucando la foglia d’oro ha ottenuto, “togliendo qualcosa”, queste aureole, cosi la Chiesa ci insegna che per essere santi bisogna lasciarsi plasmare da Dio togliendo il superfluo.

Alla domanda dell’autore del Libro dell’Apocalisse sui santi: “Questi chi sono?” L’angelo risponde: “Sono quelli che sono passati per la grande tribolazione” (cfr Ap 7, 14 -15).

All’esterno del nimbo troviamo tanti piccoli cerchi costituiti da puntini vicini tra loro e sormontati da altri tre puntini a sottolineare la perfezione del mistero trinitario che sull’umano risplende.

All’interno dell’aureola, con lo stesso metodo dell’incisione a puntini, l’iconografo, ha ottenuto delle spirali contigue attraverso le quali indica l’ascesa della persona che vive l’anno liturgico come esperienza che trasforma il Cronos in Kairos.

Il grande liturgista del sec. XIV, S. Nicola Cabasilas, dice che i santi sono: “Coloro che seppero amare al di là di tutto la Somma Bellezza” trasformandola in : “Agape radicata nel cuore”.

Le aureole cosi realizzate donano a questa icona una dinamicità altrimenti impossibile.

Nelle icone, ogni atteggiamento del corpo, ogni movimento della mano, ogni panneggio e colore del vestito e, quando sono presenti, gli edifici, hanno un preciso significato.

Nell’icona non ci si limita a illustrare un personaggio o un avvenimento sacro, ma lo si interpreta in chiave simbolica, secondo il pensiero dei Santi Padri della Chiesa.

Gli stessi materiali con i quali si scrivono le icone (tavola in legno ricoperta di strati di gesso, colla, tela, colori ottenuti da pigmenti vegetali e minerali, acqua, foglia d’oro), sono tutti elementi che entrano in una ritualità arcaica e sempre attuale.

L’icona è scritta per la preghiera, per la ricerca della Bellezza che è Dio.

Un’icona è scritta affinchè l’uomo di preghiera possa immergersi nel suo ambiente naturale e primordiale che è la Bellezza.

Scrive S. Basilio: “I santi pregano perché la contemplazione della bellezza divina si estenda per l’eternità”.

Giuseppe di Volokolamsk (sec. XV), nel “Discorso sulla venerazione delle icone”, afferma: “Dall’immagine visibile lo spirito si slancia verso il divino. Non l’oggetto (l’icona) è venerato, ma la Bellezza per rassomiglianza che l’icona trasmette misteriosamente”. (prima parte)

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