In questo articolo per la rubrica “ritratti” ci occupiamo di John Fante, il pupillo di Bukowski e sceneggiatore di Dino De Laurentiis.

John Fante nasce a Denver, nel Colorado, l’8 aprile 1909 da un’umile famiglia d’origine italiana. Il padre, Nick, un muratore di Torricella Peligna, Abruzzo meridionale, emigra negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento, dove sposa Mary Capolungo, una cattolicissima italoamericana, nata a Chicago, figlia di un sarto lucano. John Fante, primo di quattro figli, trascorre la sua infanzia a Boulder in Colorado e nel 1927 si diploma al Regis High School di Denver, dai Gesuiti. Subito dopo, inizia a frequentare l’Università del Colorado senza mai ultimare gli studi.

Considerato oggi uno degli scrittori americani più importanti della sua generazione, alla stregua di Hemingway, Faulkner e Steinbeck, John Fante è secondo Bukowski il narratore più maledetto d’America. La scrittura scarna e lineare, l’ironia tragicomica, l’uso dello slang urbano, l’autobiografismo esasperato, la reinterpretazione del disagio etnico e sociale delle classi subalterne, l’introspezione dei suoi personaggi simultaneamente eroi e antieroi ne fanno un autore inclassificabile. Spesso visto come capostipite degli scrittori italoamericani, padre del romanzo “losangelino”, John Fante è un indiscusso maestro per molti scrittori e artisti contemporanei.

Dopo la stesura del suo primo romanzo, The Road To Los Angeles (La strada per Los Angeles), più volte rifiutato dagli editori e uscito postumo, Fante pubblica nel 1938 Wait Until Spring, Bandini (Aspetta primavera, Bandini) considerato dalla critica americana tra i migliori libri dell’anno. Il romanzo esce anche in Inghilterra, ed è tradotto in Italia (da Elio Vittorini) e in Norvegia. Nel 1939, viene pubblicato Ask The Dust (Chiedi alla polvere), il suo capolavoro, tradotto anche in Italia. L’anno dopo, la casa editrice Viking di New York dà alla stampa la sua prima raccolta di racconti, Dago Red. Anche con Fabte la potenza narrativa, l’uso delle parole che fendono non solo l’aria ma anche le coscienze, i suoi racconti della vita di strada degli immigrati (ci ricorda qualcosa?) è tutta in queste righe da “chiedi alla polvere” edito in Italia da Einaudi : ““Questa sì che era vita: girare, fermarsi e poi proseguire, sempre seguendo il nastro bianco che si snodava lungo la costa sinuosa, liberandosi di ogni tensione, una sigaretta dopo l’altra, e cercando invano delle risposte nell’enigmatico cielo del deserto.” Oppure: “Ci saranno momenti di confusione e momenti di desiderio, e altri in cui la mia solitudine verrà alleviata solo dalle lacrime che, come uccellini bagnati, cadranno ad ammorbidire le mie labbra aride. Ma ci sarà consolazione e ci sarà bellezza, come l’amore di qualche fanciulla morta. Ci saranno risate soffocate e la quieta attesa della notte e una tenue paura dell’abbraccio avvolgente e derisorio della morte”.

Nel 1957 e nel 1960 John Fante è in Italia per lavorare con il noto produttore italiano Dino De Laurentiis. In questi anni realizza anche il film Il re di Poggioreale, diretto da Diulio Coletti.

John Fante muore l’8 maggio del 1983, qualche mese dopo la ristampa di Aspetta Primavera, Bandini.

Negli anni ’90, l’opera di Fante viene ripubblicata con successo in molti paesi europei, in particolare modo in Francia e Italia. Diventa uno scrittore di culto apprezzato in tutto il mondo. Nel 2009, l’anno del centenario della sua nascita, John Fante ottiene anche un riconoscimento accademico: la UCLA acquista tutti i suoi documenti, che includono i manoscritti originali e la corrispondenza. L’archivio fa parte della biblioteca Charles E. Young Research della nota università californiana. Lo stesso anno il comune di Torricella Peligna dedica allo scrittore d’origine abruzzese una mediateca. Un autore Fante, da scoprire o riscoprire ma comunque da leggere, soprattutto per chi è appassionato di quella letteratura stramaledetta americana” per dirla con Bukowski.

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