ti amo a modo mio
disse
anche io a modo mio ti amo
rispose
tutto mentre il gioco dell’Amore
decise di ritrovare una sua dignità
a coronamento delle regole
imposte
dalla drammaticità del momento
dalla forma più terribile dell’emergenza
ti amo fuori da ogni norma
disse
anche io non ho norma nell’amarti
rispose
tutto mentre entrambi
si stupirono della semplicità
nella riflessione attorno a quei modi
di una definizione
abbastanza luminosa
di per sé precisa
sicuri aggettivi
dei personali segni di possesso
ti amo nel sogno più bello
disse
anche io ti amo sognando di amarti
rispose
nel sorriso più ampio
in questa fusione di pensiero
di un Amore solo intenso
a doppio passo
immune alle incertezze
smisurato e unico
da vero sogno

SOGNO 1
L’area del cerchio dove stiamo si calcola moltiplicando il raggio per se stesso e poi il risultato per PI greco

Il periodo è infame, non resta che affidarci al diario di bordo ed a un boccale del pessimo rum per trovare almeno un momento di opportuna leggera serenità. Le annotazioni sul diario sono un toccasana difficile da evitare, anche nei momenti così complesso, che ti tolgono la voglia di voler affrontare il foglio bianco, perché la spinta della scrittura si va affievolendo e l’unico desiderio sta nel voler evitare ogni pur lieve sforzo mentale. Ma tocca per contratto, sottoscritto, a tempo debito, tra me, detto Flint e l’Armatore, rappresentazione indifferibile dal mezzo navale e terreno messo a disposizione mia e della ciurma. Perciò eccomi nell’incombenza, nella mai dotta ma consapevole gestualità del racconto, che sarà, di volta in volta, leggero e pesante, a secondo della direzione delle nostre anime e delle scoperte che andiamo facendo.

SOGNO 2
L’oasi è un’isola molto confortevole, perfino confortante all’ombra

Il periodo mi porta, in qualità di Capo Pirata, a riformare tutto questo buio, calato all’improvviso in una giornata, già truce di suo, di alcuni mesi orsono. Una riformulazione o forse meglio dire una sorta di rinnovata rappresentazione sotto una nuova luce, rivalutando una sua prerogativa, qualcosa che si dirige al di là degli ideali, perché è in affido di qualità che possiede di serie, un bagaglio innato e originario, momento di creazione inserito nel pacchetto in dotazione dello stesso buio. Il sogno. Sottolineo questo come elemento principe della discussione di questi mesi. L’umile risultanza delle nostre, mie e della ciurma, dialoganti riflessioni, le uniche gioie di questa traversata. Conversazioni, naturalmente, tutte nel rispetto pieno delle normative, avvenute da ponte a ponte, da sartia a sartia, da oblò ad oblò, compreso bocchettoni dei cannoni e pennoni e vele e bandiere e tante altre robe distanziate in vascello.

SOGNO 3
Esistono occhi di diversa fattura, quello di un tornado è decisamente il migliore di tutti

E sogno sia, disse il nuovo giorno che arriva e riparte, un sogno che diventa, di fatto e concretamente, il protagonista essenziale di ogni nostro istante, perché sovrasta tutto l’intero stato di cose. Il sogno che vince sulla realtà, che si sostituisce alle certezze, infilandosi nelle crepe create dal disastro di un disagio che è parte consistente del tutto. Una inconsistenza, dubbio, onirica ed astratta come il sogno che diventa parte infinita e puntuale di noi tutti. Il fallimento preciso e brutale per i sognatori, che di colpo smettono di essere categoria di privilegio, ché ogni viaggio viene loro impedito, di colpo prigionieri, impossibilitati a giocare di convinzione per un qualcosa che potrà essere, perché l’ho sognata. Una bella fregatura, come per i poeti, che del sogno hanno fatto, nei secoli, il loro punto di forza, legandolo ad ogni verso, ogni pensiero di poesia, ogni rivolo di luce e calore. Ormai non serve piegare la parola a verso, non serve usare lo strumento sognante, tutto è rimosso, tutto è fermo, incatenato ai moli ed ai pali di sostegno nei parcheggi del mondo intero.

SOGNO 4
In un pit-stop la parte temporale è fondamentale, serve a guadagnare secondi preziosi per la vittoria finale. Una lunga sosta equivale a sicura sconfitta.

E sogno sia, di questo tempo che è tempo di esilio e dunque di debolezza. Oggi ho il sogno di sognare, una qualche autorizzazione a muovermi solo e soltanto in questa direzione. Tutto mi è precluso, se non questo espediente che mi permette il viaggio. Finora il gioco mi portava sempre dalle parti di una splendida Ferrari color rosso fuoco, con il suo scudetto con il cavallo in procinto di saltare, scalpitante, folgore di velocità, infinito e glorioso, un cavallo di gran razza. La mia Ferrari è andata, giace lì, come un ferrovecchio qualunque, come una Ford Taunus dismessa, una Prinz, una Topolino anni boh. Insomma è morta, sta lì, ai bordi di una strada impraticabile, inutile e sconsolata, per questa storia che non si può andare in nessun posto ed allora a che ti serve. Non la puoi muovere, non fai il figo, nessuno ti invidia, perciò te la ritrovi sullo stomaco, mannaggia a me che ci ho avuto di questi sogni infantili e ormai assai scarsi. Però un sogno buono ce l’ho, la mascherina, una di quelle per il viso, che tappano bocca e naso e che o non si trovano o vanno a ruba a prezzi da oro puro. Ne voglio una super accessoriata, che si comporti sempre più che bene nella sua opera protettiva. Ne voglio una con i fiocchi, che faccia da filtro incredibile ed infinito a tutto quello che diventa mio respiro, in uscita ed entrata, che mi devo difendere io, ma anche gli altri. Ne voglio una che chi mi guarda, anche da lontano, ne riconosca la splendida fattura, come di una griffe prestigiosa, di un materiale quasi unico e raro, di una bellezza sopraffina, che mi esalti la figura e mi renda riconoscibile, non solo dagli occhi, che pure sono un portento, ma dall’eleganza con cui si fonda quell’aggeggio con il mio ardimentoso portamento da Re della Filibusta. Il sogno di oggi, che mi si avvera e mi si dispiega in questo mondo di meraviglia e corruzione.

SOGNO 5
L’abilità del cacciatore sta tutta nel mimetizzarsi con l’ambiente circostante e colpire la preda, che inconsapevole se ne sta calma e tranquilla nella palude della sua ormai prossima breve esistenza

In questo sogno si affronta il tema dell’invisibilità, un punto di raccordo con tanta scienza di finzione cinematografica, ma anche gioco fantastico di psicanalisi, che ha come disciplina priorità infinite con l’universo onirico. Io diquesta pippa me ne infischio infinitamente, perché penso che un sogno è solo un sogno, che ci trasporta in un altro punto di mondo, dove ci entriamo in forma di confusione e ci andiamo modificando a secondo della qualità del sonno o perfino della storia che si sta vivendo, in questo altrove. Naturalmente, come ho già avuto modo di specificare il mio pensiero di capocaccia, ho necessità di ribadire che oggi tale pratica diventa o è diventata normale scelta di normalità, una realtà parallela e secondaria che ha preso il posto di quella naturale e primaria. La colpa o il merito è da attribuirsi alla forzata condizione di galeotto, al quale si è tolto ogni altro modo di evasione, ché se evadi c’è probabilità di morire tu stesso e di portartene altri dietro con te, ma anche innescare una bomba di quelle che potrà fregare, in una moltiplicazione davvero matematica, un sacco di altri tendenziosi figli di troia, che, noncuranti delle sbarre, se ne sono andati e se ne vanno in giro senza se pure senza ma, frase questa assai in auge negli ambienti post politici, istituzionali e sindacali dei tempi addietro. Dunque l’invisibile è tra noi. Lo è di certo. Neanche ha necessità di nascondersi, tanto è invisibile. Un oggetto aro, nuovissimo, di zecca. Si aggira indisturbato sotto le lenti dei microscopi e sotto le invadenze conoscitive di strani armi di rilevamento, che temporeggiano cercando una tregua, tregua che oggi è ancora lontana. Una chimera. Un sogno, appunto. L’invisibile è sempre pronto, per lui basta una piccola, minuscola crepa e il gioco è fatto, fornendo materiale fresco fresco alle criticità di un sistema, che è stato demolito in pochi anni da una classe politica, che ha amministrato nella più visibile ignoranza questa nostra valle, che pur se ritrova un cubetto di dignità, ormai è bollata come Valle della Paura, tipo un western di almeno serie b. politici ed amministratori di dubbio valore, che hanno inteso sperperare uno dei sistemi migliori al mondo per la tutela della salute di tutti, ma proprio tutti i cittadini. una roba che ci fa onore, che sta tutta nella Costituzione, che pure quella pace ci viene invidiata in altre latitudini e pure longitudini. In pratica siamo al cospetto di ignoranti e imbecilli, che hanno pensato a loro stessi, giocando con un giocattolo costoso e facendo giochi sporchi e assai schifosi per acquisire la gioia del comando e un po’ di benefit, in denao ed opere pie, che in tutti i periodi di certo male non fanno. Imbecilli/ignoranti, che furbescamente hanno potuto operare indisturbati, attraverso una grande rete di conniventi e di favori, generando così le peggiori cose, molte altre più di quelle che oggi commentiamo, nel plauso agli addetti, che sono quelli che con il loro impegno hanno evitato che si arrivasse alla vittoria dell’invisibile sui visibili.

SOGNO 6
Muoversi nel buio, attraverso passi almeno decenti, diventa sempre più difficile e complesso, adottando noi un metodo che senza la visione diretta condiziona fortemente ogni spostamento.

La questione sta nella imperfezione che ci è stata consegnata all’atto della costruzione dell’universo e dunque a caduta anche alla formazione, fisica e mentale, dell’uomo. Tenendo conto che il giorno non è mai solo giorno e sempre e solo tutta luce e che la notte non è assolutamente solo notte e sempre e soltanto buio pesto, si può affermare che la vita è negli aloni della vista, nella possibilità di individuare le cose sia che siano nel pieno del giorno, sia che nell’altrettanto pieno della notte. Sono i chiari e gli scuri che ci offrono la visione delle nostre realtà. Perciò sono realtà parziali, momentanee e monche, difficoltose e precarie, giammai nette e concretamente nitide.

Detto questo, da Capo Pirata incontro un uomo, che mostra la capienza intellettuale di un ottimo servitore dello Stato, qualunque esso sia e di qualunque forma. L’uomo mi si presenta e mi interpella in merito alla mia indubbia capacità navigatoria. Ad un pirata si chiede sempre di oceani, mari, correnti e coste. Poca dimestichezza si ha con un Pirata da Terra, che difficilmente è stato, nel corso dei secoli, davvero compreso. Il nostro dunque chiede com’è stato il navigare, quali le pieghe che il vascello ha dovuto evitare, quali le curve affrontate, quali punti sono da significare. Domande legittime, che implicano risposte. Ma.. La storia mi rimanda a coloro che vogliono la Terra sia piatta. Piatta, una sorta di lungo tappeto con rammendi e buchi sostanziosi, monti e mari, cuciture rafforzate e pozzanghere, fili raggrumati e nodi, spianate di un solo colore e mille contrappunti di colorazioni varie, come se il costruttore avesse usato rotoli di lane e cotoni di diverso spessore e colore. In questa Terra si viaggia in modo diverso, è tutto più diretto e meno complicato, si va da A verso B in una rotta facilitata, soltanto disturbata da qualche vento, da qualche accidente. Per me, che ho sfoderato sciabole pericolose ovunque in questo mondo, ritengo costoro siano tra i peggio attrezzati. Occupato, nella mia speciale classifica, un posto abbastanza fisso, rimuovendo gli altri a seconda delle scempiaggini che vanno combinando. Sono in diretto secondo posto dopo il prode Presidente americano, il biondaccio scolorito e artificiosamente ciuffacciuto e solo poco prima di gran parte del popolo americano, che ha decretato il primo e forse decreterà il secondo mandato al bullo deficiente. Intanto penso che tali personaggi, questi della terra ch’è piatta, qualche ragione pure hanno, perché vedono la terra in un altro certo modo, differente da quasi tutti. La colpa è degli oculisti, che non hanno corretto né correggono i loro punti di vista. Però anche bisogna dire che questi punti di vista non sono proprio di competenza dei dottori oculisti. Dunque la domanda è: “ma chi ha colpa delle strane verità che accompagnano gli abitanti di questo nostro piccolo e insignificante universo?”.

SOGNO 7
Aiuta a mantenere il giallo colore del deserto, dove l’immaginario è di casa

Tu sai che questo tuo mondo è folle e pazzesco e che la frase “non esiste Dio all’infuori di me” è frase, in molti modi, arrogante e pure molto presuntuosa? Ne hai contezza, vero? Ti arriva come tale, ne percepisci il senso? Me lo dice spesso, da alcuni mesi a questa parte, il mio alieno amico immaginario. Lui mi ha detto il suo nome, ma essendo alieno non riesco a pronunciarlo, tanto meno a scriverlo, essendo costruito di suoni gutturali e perciò difficili da tradurre in segni. Io gli ho messo nome “Supradin” , che un po’ alla lontana si avvicina al suono, ma anche per il suo significato di medicinale che aiuta a ridare energia, che spinge alla ripresa, facendo riconquistare forze e coraggio. Tra l’altro ho immaginato, ma lui, sorridendo a modo suo in qualche modo conferma, provenga da un pianeta molto ricco e assai farmaceutico, specialmente quando mi prospetta sostanze, a suo dire, meravigliose. La certezza di un amico immaginario sta appunto nella sua invisibilità. Nel tratto di pensiero che mi ritorna, l’immaginario sta nella possibilità di scoperta di un altro immaginario, cioè una specie di doppio invisibile. Sono immaginario e dunque invisibile, sono invisibile e dunque vivo nel mondo dell’invisibilità, perciò sono in grado di vedere quello che uno qualsiasi, che non è né immaginario e neanche invisibile, riesce a vedere. Insomma una sorta di trappola per topi, una vera e propria strategia di rilevamento, che oggi è cosa decisamente utile e pratica. Ho lavorato molto su Supradin. Gli ho insegnato a guardare meglio nelle nebbie, nelle fogne più infide e puzzolenti, nelle cantine soffocanti, nelle corsie dei supermercati, insomma ovunque. La ricerca è come una battuta di caccia. Si va facendo incalzante, perché non c’è più tempo, non possiamo aspettare ancora, ci serve. Subito.

mangiami
oggi che hai fame da morire
in questa pausa senza soluzioni
oggi che le farfalle sono libere
in quest’alba e tramonto da cartolina
mangiami
adesso senza riserve e limiti
a piene mani
senza farti venire lo sconforto per il gesto
non sarà mai sbagliato se lo fai
mangiami
nella giusta causa di tornare a vivere
nelle gioie e nei dolori della giornata
mentre parlano le gazze e le cornacchie
nel dominio del cielo e degli alberi
mangiami
d’appetito e golosità
non soffermarti sulla bravura del cuoco
non sulla bellezza della disposizione
sui colori e l’armonia
la creativa plasticità della formazione
oggi puoi solo assaporare la giustizia
nel passo della fame
nel solco della sete
mangiami
nel bene e nel male
attraversa tutti i peccati
ma non tralasciare i miracoli
affidami alla via della fuga
respira piano tra le dita
amando più dell’amore
odiando più dell’odio
non spegnere i tuoi fuochi
mangiami a piccoli morsi
mangiami
piano

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