“And so here we go bluebird,
Gather your strength and rise up.
Oh let him go bluebird.
Ready to fly,
You and I,
Here we go, here we go.
You and I”A

“E così andiamo bluebird,
Raccogli le tue forze e alzati.
Oh, lascia andare bluebird.
Pronto a volare,
Tu ed io,
Eccoci, ci siamo.
Io e te”

È l’inizio di Aprile. La primavera sta sbocciando con i suoi fiori, odori, colori e suoni che da sempre infondono speranza e positività. Come tutti gli anni, in questo periodo e a notte fonda la natura si risveglia, e quando anch’io sono sveglia resto piacevolmente in ascolto del canto degli uccelli che annunciano l’arrivo della nuova stagione. Quest’anno è successo ancora. Gli uccelli cantano a New York, ma contemporaneamente nelle strade riverberano anche altri suoni assordanti, quelli delle ambulanze che invece gridano all’emergenza, ci ricordano che è l’era del “social distancing”, e che per proteggere noi stessi e gli altri è vitale l’isolamento fisico nelle nostre case. Paradossale come lo scenario di vita della primavera si contrapponga a quello di morte della stagione Covid, i cui segnali di pericolosità sono stati sottostimati da molti, me compresa. 
Dopo un lungo periodo di negazione della situazione attuale e sopraffazione dalla stessa, il mio primo stato d’animo protrattosi fino a poco tempo fa è stato quello dell’annichilimento e riluttanza a fare qualunque cosa. Ma, passata questa fase, ora sento anch’io di voler pubblicare qualcosa per alleggerire gli animi e al contempo provare a lenire il dolore e la paura. Sono una musicista molisana e italiana ma vivo da diversi anni a New York, epicentro dell’attuale pandemia negli Stati Uniti. Anch’io come molti, soffro nell’assistere all’evolversi della situazione sia nel mio Paese che in quello che mi ospita e dove ho creato la mia nuova casa. Preoccupata sia per i miei cari e amici in Italia che per le persone a me qui vicine a New York. Sono anche in apprensione per tutti gli altri in questo momento più vulnerabili che, contemporaneamente ci ricordano che tutti lo siamo in realtà, che l’interdipendenza è parte integrante del nostro essere ma anche una pratica quotidiana di salvezza collettiva. 
Condivido qui la mia interpretazione di “Bluebird” di Sara Bareilles, un’artista da cui traggo spesso ispirazione. Il titolo della canzone è anche il nome dell’ uccello simbolo ufficiale dello Stato di New York, ovvero l’ “Azzurro orientale”, la cui apparizione non a caso è associata all’attesa di qualcosa di buono che sta per arrivare nelle nostre vite, simbolo di rinascita e rinnovamento a venire. La canzone “Bluebird” , è per me proprio questo: racchiude un messaggio di speranza e liberazione, ma al contempo invita a rialzarci insieme nell’ ansia di questa situazione, e a ricordarci che qui e ora possiamo raccogliere la nostra forza e prepararci a volare. Ovvero ci invita non solo a reagire ma a pianificare attivamente con coraggio e resilienza quel momento di rinascita e prosperità collettiva e individuale che, nonostante l’inevitabile dolore arriverà dopo questa emergenza, proprio come la primavera. 
 
Nello stato d’animo di sopraffazione da notizie, paura, domande di disoccupazione dirette e flash mob, vi dico “non siete soli nel sentirvi così”, e vi lascio questo pensiero musicale, invitandovi a fare quel che sentite, senza la pressione di dover scrivere sette canzoni in sette giorni, di scrivere il romanzo del secolo, etc…Creiamo per il piacere di farlo, se e quando ne avvertiamo l’esigenza, respiriamo e ascoltiamo noi stessi e gli altri, osservando con curiosità le emozioni che sorgono in noi, rallentiamo se necessario e pratichiamo il silenzio e la gratitudine. 
Ringrazio Pasquale di Bello per l’invito e saluto con calore tutti i lettori di Quarta Dimensione e le persone della mia amata regione Molise.
Con il cuore pesante ma con la voglia di stare vicino ai miei cari e a chi mi ha invitato a cantare qualcosa, in musica e parole provo a praticare qui, insieme al protocollo del “social distancing” (allontanamento sociale), l’ “emotional closeness”, (la vicinanza emozionale) mandando a tutti voi un forte abbraccio (virtualmente ancora è possibile)! Insieme passeremo anche questa!” 
Chiara Izzi

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