Isernia, prima periferia. Quartier generale della Spinosa Costruzioni, una delle imprese più importanti in Molise con cantieri e per disseminate lungo tutta la penisola. Veronica Spinosa è al vertice dell’azienda, ruolo che la assorbe ma che non le toglie la passione per l’arte e la cultura. Un interesse che viene da lontano, dalla sua formazione, dalle esperienze all’estero, in Germania in particolare, un valore aggiunto in termini di sensibilità che l’ha portata all’incontro con la Fondazione Molise Cultura diventandone sponsor. Una forma di neo mecenatismo che offre una interessante chiave di lettura all’intervento dei privati nell’impresa culturale.

Dottoressa Spinosa, come è avvenuto il suo incontro con la Fondazione Molise Cultura?

A fare da collegamento, un paio di anni fa, è stato l’architetto Cosmo Galasso (amministratore delegato della Spinosa Costruzioni Ndr), a cui era stata prospettata una richiesta di collaborazione tra la nostra impresa e la Fondazione. Io mi considero e sono di fatto un ibrido. Sono una germanista e insegno lingua e letteratura tedesca, ho una formazione culturale e spirituale. IL fatto di nascere umanista e diventare imprenditrice, ha innescato una bomba, ha creato un effetto a catena dove io non ho potuto smettere di essere me stessa anche in questa mia seconda vita. Questo è il valore aggiunto che ho dato alla mia azienda. Sponsorizzare cultura vuol dire per me valorizzare il potenziale umano che abbiamo intorno.

Quindi il suo è stato un processo naturale, spontaneo?

Si. Se mi chiedete “perché una azienda privata sponsorizza cultura”?, io mi chiedo il perché gli altri non lo facciano. La cultura non è un fatto scolastico, universitario, io intendo la cultura come “bildung”, come formazione dell’individuo, la valorizzazione dell’essere umano, la valorizzazione del talento che c’è in ognuno di noi. Il nesso importante è stato il legare il mio interesse per la formazione e l’individuo non alla Fondazione Moise Cultura in quanto tale, ma alla Fondazione in quanto rappresentata da un progetto che è già realtà. Mi riferisco a Poietika, un progetto proiettato in una realtà più ampia, di grande contenuto, di grande valore. Poietika ha attratto sul territorio molisano personalità di livello internazionale, di grande qualità. Questo è stato un grande lavoro. Questo risultato mi ha permesso poi di introdurre la Fondazione Molise Cultura, presso la fondazione Banco di Napoli.

Da questo incontro, quindi, si è creato un effetto moltiplicatore.

Assolutamente si. Essendo un progetto di rara qualità, mi sono sentita in dovere di portarlo all’attenzione anche sul versante extraterritoriale. Sono nel direttivo dell’associazione “Amici della Fondazione Banco di Napoli”, attiva per lo sviluppo culturale del territorio napoletano, campano ed extra campano. Esiste già un protocollo, ad esempio, con la Fondazione Carichieti. Il progetto è molto vasto e comprende, con la sola esclusione della Sicilia e della Sardegna, tutte le altre regioni del sud Italia. Oggi, pur essendo napoletana a tutti gli effetti, al tavolo della Fondazione Banco Napoli rappresento il Molise.

Quali ricadute può avere sul territorio questa forma di neo mecenatismo?

Occorre una gestione a vasto raggio, che comprenda non solo la Fondazione Molise Cultura ma altri livelli di programmazione a vasto raggio.

Anche lei avrà notato l’attenzione che dal New York Times ad altri prestigiosi quotidiani è stata dedicata al Molise.

Questa è la scommessa vincente che dobbiamo affrontare. Dalla Transumanza o Isernia candidata a Capitale italiana della cultura, è questo il momento in cui deve entrare coraggiosamente in campo la politica.

La capacità progettuale che viene da una impresa privata, può essere da modello per la politica.

Occorre una visione chiara del processo, legando la cultura al turismo, bisogna legare la cultura al concetto di sostenibilità. C’è un risvolto economico nell’incentivazione culturale di una terra che è un fattore straordinario di crescita. In questo la progettualità declinata al femminile può dare grandi risultati. Faccio parte del Professional Women Network, ovvero di una struttura nata per valorizzare i talenti e le professionalità femminili. Sostegno vuol dire dai corsi di formazione al counseling, oppure semplicemente al connecting people tutto al femminile. Sono convinta che l’animo femminile possegga una capacità manageriale innata. Il territorio molisano ha delle potenzialità enormi in ambito turistico, eè ricchissimo per quello che riguarda il “food”. Non credo che sia molto difficile connettere la cultura con tutto il resto e avere ricadute economiche sul territorio. Può sembrare strano che una azienda sponsorizzi cultura, ma se ragioniamo da Milano in su tutto questo è la normalità. All’estero non c’è azienda privata che non possegga un patrimonio culturale da mettere a disposizione del pubblico. Io ho vissuto molti anni a Monaco di Baviera e non riesco a pensare in termini che non siano internazionali ed europei. Sponsorizzare cultura è per me normale, anzi: è giusto ed è etico. Una azienda privata che se lo possa permettere, deve sponsorizzare cultura, perché significa sostenere il territorio. Spero che questo esempio dato dalla nostra azienda possa essere seguito anche da altri. La vedo come una questione di lungimiranza imprenditoriale, di elaborazione, di espansione della visione complessiva.

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